Istituto Rudy Lanza - Catalogo bibliografico delle tesi

I probiotici rappresentano per la medicina del ventunesimo secolo un vasto campo di ricerca con elevate potenzialità applicative. I medici che operano in prima linea nell’esercizio della professione si rendono sempre più conto dei limiti e delle complicazioni delle terapie convenzionali (solo per menzionarne una, l’abuso che si fa degli antibiotici).

Solo oggi i probiotici stanno per essere riscoperti dalla scienza medica ufficiale, mentre già nell’antichità si ricorreva a questa risorsa terapeutica. L’etimologia del termine, nel quale “pro” significa “per” o “a favore di”, e “biotico” significa “relativo alla vita”, descrive in modo calzante questo nuovo e al contempo antico metodo. Si può notare come il termine sia direttamente contrapposto ad “anti” “biotico”, o “che sopprime la vita”. In altre parole la tecnica prevede di somministrare batteri amici vivi ad una persona, per mantenere o ripristinare la salute. Da tempo noti ed apprezzati nell’alimentazione veterinaria, gli integratori batterici amici o benefici sono utilizzati correttamente perché animali più sani, dal maggior peso corporeo, significano anche migliori profitti. Sappiamo che gli animali domestici soffrono delle stesse malattie degli esseri umani, tuttavia siamo riluttanti ad accettare e adattare questi metodi per noi stessi.

Dall’inizio della vita si è sempre trovato un equilibrio nella natura e ciò ha permesso l’evoluzione d’ogni singolo essere vivente, compreso noi. È la capacità d’adattamento la prerogativa della sopravvivenza ed i batteri ne sono un esempio lampante, dato che occupano la terra da molto tempo prima di noi. La medicina moderna fonda il suo impegno nel voler eliminare i problemi senza pensare agli equilibri che si rompono, una linea che sta mostrando i suoi limiti proprio non considerando che tutto ciò che ci sta attorno evolve con noi e, quasi mai, muta a nostro piacimento. Ad esempio i vaccini risolvono i problemi di un ceppo virale che poi muta per sopravvivere; queste mutazioni ci mettono a rischio di pericoli sempre maggiori, perché non c’è garanzia che la mutazione risulti meno virulenta della prima. Questo accade ogni volta che l’uomo vuole modificare la natura a suo piacimento invece di imparare a conviverci rispettandola. Il nostro corpo può servirsi della natura potenziandosi e diventando così immune non solo ad un singolo ceppo, ma a svariate specie microbiche. Ci sono una serie di fattori da considerare e questa trattazione vuole evidenziare i privilegi dell’aspetto riguardante i “batteri amici” del nostro corpo. Certo l’utilizzo degli antibiotici si rende indispensabile per svariate problematiche (gli stessi batteri li producono), ma una volta utilizzati bisogna preoccuparsi di ristabilire l’equilibrio naturale, soprattutto se si utilizzano antibiotici a largo spettro (cioè che agiscono su svariate specie microbiche, ostili e benefiche). Molti microrganismi, infatti, non sono dannosi ed addirittura risultano indispensabili per la vita umana. Si pensi ad esempio ad un prato. Se sì “uccide” tutta l’erba con un potente diserbante (azione analoga a quella degli antibiotici sulla flora intestinale), non si ottiene una ricca vegetazione d’erba “bella”, ma una varietà d’erbacce indesiderate. Ora invece di aspettare che la natura rimedi ad un torto fattole, aiutiamola a trovare il giusto equilibrio. Se l’uomo distrugge deve anche ricostruire per scongiurare la crescita di qualcosa molto peggiore.

Seminando quindi una quantità di semi appropriati delle varietà d’erbe desiderate allora si riuscirà ad ottenere una vegetazione d’erbe rigogliose e belle. Così allo stesso modo possiamo selezionare ed utilizzare (in caso di carenze o deficienze) i batteri che da sempre hanno promosso un equilibrio nel nostro intestino, come prima linea di difesa e come benessere in generale.

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