Istituto Rudy Lanza - Alta formazione in Naturopatia

Istituto Rudy Lanza - Catalogo bibliografico delle tesi

Gli abstracts delle tesi in Naturopatia elaborate presso l'Istituto Rudy Lanza

Iperico ed altre piante antidepressive ed anti - ansia

Autore/autrice
Di Cianni Pia
Anno
2006
Numero
961

Abstract

In questi venti anni di attività di erborista, mi è capitato, assai spesso, clienti che mi confidavano: “mia madre e mio fratello sono in depressione”; “Mia nonna e mia sorella minore hanno appena cominciato la terapia col litio”; “Mio figlio soffre di depressione ricorrente... Non so se i suoi genitori ne fossero soggetti”.

Tutte queste persone non facevano che affermare quello che i clinici hanno osservato da sempre: le depressioni, alternate o no a manifestazioni maniacali. Sono patologie molto comuni e tendono a concentrarsi nelle famiglie.

I disturbi dell'umore sono come il “comune raffreddore” delle patologie psichiatriche nel corso della propria vita,. Se si pensa che, negli Stati Uniti, più di venti milioni di persone sperimenta un episodio di depressione o di mania!...,., e una famiglia su cinque ne risentirà l'effetto!

Ho potuto osservare che chi soffre di sindrome maniaco-depressiva passerà da periodi di iperattività, esaltazione e progetti grandiosi a periodi di abbattimento, immobilità, senso di colpa e incapacità di provare piacere o addirittura di pensare normalmente.

Le persone che sono soggette a questi alti e bassi hanno quello che gli specialisti definiscono disturbo bipolare. Mentre, coloro che invece soffrono di una grave forma di depressione ricorrente è denominata depressione unipolare o depressione maggiore unipolare. Ho così cercato di capire cosa succedesse a queste persone e come aiutarli a migliorare la propria esistenza con tisane, decotti e prodotti naturali a migliorare la propria esistenza....

Mi sono appassionata.

Ho letto molti libri! E ho saputo che gli psichiatri raggruppano questi disturbi dell'umore nella categoria dei disturbi affettivi maggiori.

Di primo acchito, il termine “affettivo” non mi suggerisce gran che, ma esso è stato tradizionalmente usato dai filosofi e dagli psicologi per indicare l'emozione o la “disposizione” d'animo di un individuo.

Comunque ci si voglia riferire a questi problemi - chiamandoli disturbi affettivi, sindrome maniaco-depressiva, disturbi ricorrenti dell'umore, depressione unipolare o bipolare -, essi affliggono da secoli l'umanità.

Fra le loro “vittime” figurano personaggi che tutti conoscono: il re Saul della Bibbia (che aveva bisogno della musica di Davide per blandire il proprio abbattimento), Giorgio II (l'ultimo sovrano inglese che regnò sulle colonie americane), Abramo Lincoln, Winston Churchill e Theodore Roosevelt. Scrittori e poeti come Johann W. Goethe, Honoré de Balzac, Lev Tolstoj, Virginia Woolf, Ernest Hemingway, Robert Lowell e Anne Sexton soffrirono di oscillazioni dell'umore, alle quali non furono estranei nemmeno compositori come Georg Friedrich Handel, Robert Schumann, Hugo Wolf, Hector Berlioz e Gustav Mahler.

Tutti questi personaggi sono famosi e ammirati, e quindi può darsi che la malattia alimenti un certo tipo d'iniziativa e di creatività.

Tuttavia, lo studio della loro biografia rivelerà anche la presenza di angosce spaventose, relazioni interpersonali in frantumi, psicosi e perfino suicidio.

I cambiamenti d'umore sono caratteristici dell'esperienza umana, e l'umore ha un grande valore in termini evolutivi: esso regola il nostro comportamento e la nostra disponibilità all'azione, ci mantiene al tempo stesso coinvolti nella vita e relativamente al sicuro.

Tuttavia, chi è troppo pessimista probabilmente non si rende conto del proprio potenziale: un individuo depresso indietreggerà di fronte alla vita e non vi parteciperà.

D'altro canto, anche una persona di umore troppo ottimista può mettersi in una situazione rischiosa; chi sperimenta un episodio maniacale può farsi trascinare ad agire in modo impulsivo o sconsiderato dalla presunzione e da un esaltato senso di potere.

Una disposizione d'animo così priva di freni può fare della vita un'esperienza frammentaria, disorganizzata, irritante e potenzialmente pericolosa.

L'umore ha anche una forte influenza sul modo in cui ci si sente riguardo a se stessi. Quando è depresso, l'individuo spesso indugia nel ricordo esasperato di perdite o fallimenti, oppure si concentra sugli aspetti morbosi e negativi della vita, escludendo tutto il resto.

Percezioni e pensieri negativi su se stessi possono erodere l'autostima, dando luogo a una poco realistica “autosvalutazione” e alla sensazione di essere di peso per gli altri. In tali condizioni, una persona può sperimentare sentimenti persistenti di vuoto e tristezza, scoppiare in lacrime senza motivi apparenti o diventare irritabile e ostile.

L'individuo depresso può essere rallentato, mancare di energia e avere meno idee. In quelle condizioni, sembra quasi impossibile prendere decisioni; quanto alle incombenze e alle difficoltà di ogni giorno, esse assumono un carattere minaccioso. Alcuni gravi tipi di depressione possono includere sintomi irrazionali, psicotici o deliranti. Poiché capita che questi episodi durino per diversi mesi, o anche più a lungo, il morale o l'autostima possono risultarne gravemente compromessi. Periodi prolungati di depressione possono indurre a desiderare la morte e a nutrire pensieri suicidi.

In contrasto con questo quadro cupo, chi sperimenta gli “alti” della sindrome maniaco-depressiva spesso riferisce di sentirsi meglio che in qualsiasi altro momento della sua vita. Da quello che ho capito nella mia esperienza di erborista ho capito che il depresso” non riesce a comprendere perché tutti definiscano la sua esperienza anormale o la considerino parte di una patologia.

La velocità del pensiero è marcatamente aumentata; una dopo l'altra, le idee esplodono nella coscienza e pretendono di essere espresse.

Durante un episodio maniacale, l'individuo si sente più eccitato, ha vere e proprie ondate di energia e sostiene di sentirsi più attivo, creativo, intelligente e interessato al sesso di quanto avesse mai pensato possibile.

Il sonno non gli sembra più essere una necessità. Il depresso è pronto a “sfidare il mondo”!.

Non è insolito che una persona in stato maniacale decida di mettersi a scrivere “il grande romanzo del secolo” o di intraprendere avventure finanziarie audaci e molto rischiose.

Inizialmente, l'energia e l'entusiasmo - in apparenza senza confini - che fanno spesso parte dell'episodio maniacale possono essere contagiosi. Spesso, chi osserva una persona così carica di esuberanza e di fiducia ne rimane del tutto affascinato. D'altra parte, la mania non è una condizione invidiabile! Le decisioni prese durante l'esaltazione maniacale sono di solito sconsiderate e impulsive. Sono frequenti eccessi negli acquisti e comportamenti avventati in campo sessuale; alcune persone con questo disturbo, d'altra parte, trovano insopportabili l'eccesso di energia e l'eccitamento che esso porta con sé. Può capitare allora che, per placare l'agitazione o l'irritabilità, il depresso ricorrano all'alcol o alle droghe.

Quando la morsa della mania si stringe, il depresso diventa più polemico e invadente, e insiste per fare di testa sua. A questo punti chi gli stà intorno “entra” in uno stato di confusione, irritazione e allarme.

Sebbene alcune persone sperimentino una forma di mania più controllata, denominata ipomania, caratterizzata da esaltazione ed eccesso di attività, altri perdono il contatto con la realtà e il loro pensiero diviene frammentario, disorganizzato e delirante.

Queste persone possono immaginare se stessi come i salvatori dell'umanità, oppure diventare paranoici e reagire agli altri con estrema irritabilità e rabbia.

In questo stadio psicotico, il disturbo può essere confuso con la schizofrenia. Alla fine, però, l'episodio maniacale esaurisce il suo corso e la persona può precipitare negli abissi della depressione - circondata com'è dai cocci della sua vita, della sua carriera e delle sue relazioni interpersonali.

Quando un individuo sperimenta episodi maniacali veri e propri, alternati a periodi di depressione, si parla di disturbo bipolare I. Se invece soffre di periodi ipomaniacali molto leggeri alternati a depressione grave, la diagnosi è di disturbo bipolare II.

Ci sono anche persone che vanno incontro esclusivamente agli “alti” maniacali senza sperimentare mai depressione, o con episodi depressivi leggerissimi; la loro condizione viene indicata con il nome di mania cronica.

L'insorgenza del primo episodio di un disturbo affettivo non è sempre evidente. Alcune persone sono soggette a episodi brevi e leggeri non molto frequenti e non si rivolgono al medico né sono consapevoli di essere malate. Poiché tutti noi sperimentiamo periodi di tristezza, delusione e dolore, è difficile capire quando uno stato d'animo depresso diventa una condizione patologica. Sebbene si continui a discutere su questo problema, può essere utile puntualizzare lo stato depressivo come una condizione che si sviluppa lungo un continuum d'intensità - da leggera a grave.

Quando si prova una forte delusione, nella carriera o nelle relazioni interpersonali, la perdita è solitamente seguita da qualche giorno di tristezza, chiusura in se stessi, disturbi del sonno e ansia; tuttavia, non ci vuole molto perché si ristabilisca l'umore normale e l'individuo possa quindi riprendersi e andare avanti con la propria vita. Quando però l'umore depresso e l'isolamento dagli altri persistono e l'individuo perde il senso di piacere e di significato legati alla vita cominciando a sviluppare sintomi fisici quali la mancanza di appetito, una marcata disorganizzazione del normale ciclo del sonno e una pronunciata diminuzione del consueto livello di attività, questi segni indicano l'insorgenza di una depressione clinica. A questo punto la persona ha varcato i confini che demarcano le normali fluttuazioni dell'umore per approdare a una condizione patologica di interesse esclusivamente del medico specialista. (È opportuno osservare che comunque la sindrome clinica della depressione può presentarsi anche in assenza di fattori precipitanti come una perdita o una delusione) . Di solito, gli episodi della malattia sono limitati nel tempo: vengono e se ne vanno, durano da alcune settimane a diversi mesi, e sono seguiti da periodi di umore e comportamento relativamente normali.

Se non curato, l'episodio depressivo dura in media quattro mesi, e quello maniacale tre. I periodi di depressione, tuttavia, possono durare anche dodici mesi o più, senza remissioni.

Non tutti coloro che sperimentano una depressione maggiore vanno necessariamente incontro a ricadute, tuttavia gli psichiatri stanno cominciando a rendersi conto che la depressione è una patologia dal carattere più ricorrente e cronico di quanto si pensasse in origine.

Il dottor Jules Angst di Zurigo ha rilevato che una percentuale compresa fra il 70 e l'80 per cento dei pazienti che avevano avuto un episodio iniziale di depressione maggiore sperimentava poi delle recidive; e i dati dello studio condotto dalla us Catchment Area hanno mostrato come, nei pazienti incorsi in almeno tre episodi, esista una probabilità dell'80 per cento di sperimentarne altri nei tre anni successivi; questa stima sale al 90 per cento o più dopo cinque anni. In media, nell'arco di una vita, il numero degli episodi depressivi è compreso fra cinque e sette, ma sono stati descritti casi di pazienti incorsi in ben quaranta episodi.

Di solito la patologia bipolare è un disturbo ricorrente o episodico: uno studio del 1973 esaminò quasi quattrocento pazienti che avevano avuto un episodio di sindrome maniaco-depressiva: solo due di essi non avevano mai avuto ricadute. Se il disturbo non viene curato, la frequenza degli episodi e la loro gravita tendono ad aumentare nel corso degli anni - sebbene, solitamente, la patologia raggiunga infine un plateau.

La forma unipolare del disturbo dell'umore (la depressione) è più comune di quella bipolare, e si stima che due terzi degli individui con un disturbo dell'umore conoscano la sola depressione. Tuttavia, dal 10 al 15 per cento delle persone che inizialmente hanno uno o più episodi depressivi va poi incontro a un episodio maniacale, e verrà cosi riclassificato come bipolare. Non è insolito che in una famiglia qualcuno abbia la forma unipolare del disturbo e un discendente presenti quella bipolare, o viceversa. Gli episodi maniacali e depressivi si presentano in modo diverso in persone pure diverse, tuttavia esistono due tipi fondamentali di episodio:

  1. Periodi di depressione caratterizzati da:
  • umore depresso, irritabile o ansioso;
  • scarso appetito e perdita di peso, oppure l'opposto, aumento dell'appetito e del peso;
  • disturbi del sonno: il paziente dorme troppo o troppo poco, con irregolarità del ciclo sonno-veglia;
  • perdita di energia: eccessivo senso di fatica o stanchezza;
  • modificazione del livello di attività, che può essere aumentato o diminuito;
  • perdita di interesse o piacere nelle attività consuete;
  • diminuzione dell'impulso sessuale;
  • sofferenze o dolori fisici (compresi mal di testa, mal di stomaco e lombalgie);
  • diminuita capacità di pensare o concentrarsi;
  • autosvalutazione, oppure sentimenti di colpa, che possono raggiungere proporzioni assolutamente irragionevoli o deliranti;
  • altri tipi di pensiero psicotico e delirante;
  • pensieri ricorrenti di morte o di autolesionismo; desiderio di morte; pensieri di suicidio; tentativi di suicidio.
  1. Periodi di ipomania o dello stato più grave di mania caratterizzati da:
  • umore persistentemente “alto” (euforico), irritabile (disforico) o agitato;
  • marcati cambiamenti d'umore;
  • diminuito bisogno di sonno;
  • disturbi dell'appetito;
  • aumentata attività, socievolezza o impulsi sessuali;
  • eloquio rapido e intenso;
  • accelerazione del flusso del pensiero che gli altri possono trovare difficile da seguire;
  • perdita dell'autocontrollo e del giudizio;
  • tendenza a spendere eccessivamente, comportamento sconsiderato e impulsivo;
  • pensieri grandiosi su se stessi, esagerata percezione delle proprie capacità;
  • pensieri paranoidi o psicotici e deliranti di altro tipo (nello stato maniacale).

Si tratta di un elenco triste e sconfortante di sintomi che recano con sé un grande potenziale di infelicità e vergogna.

La situazione può essere resa ancor più complessa dalla mancata comprensione - da parte sia del paziente, sia di coloro che gli sono più vicini - di ciò che sta realmente accadendo dentro di lui.

Se qualcuno non si rende conto di essere nella morsa di una depressione, probabilmente attribuirà i propri sintomi a cause erronee, ritardando così le cure mediche. Non solo costui è confuso, ma non dispone nemmeno di una giustificazione adeguata da fornire a chi assiste ai suoi cambiamenti; la situazione è dunque matura per spiegazioni immaginarie, fraintendimenti e distorsioni. Più volte sentirete i familiari dire: “Pensavo che fosse un alcolizzato con manie di grandezza”; “Credevamo solo che fosse pigra e non volesse alzarsi dal letto”; e “Ma come fa a essere infelice? Ha talmente tante cose di cui essere grata. Perché non riesce a tirarsi su e ad andare avanti?

Ciò di cui costoro non si rendono conto è che queste patologie sono infide insidiose, e, una volta che hanno fatto presa, la vittima non ha il potere di alleggerire o mitigare il proprio umore o i propri sintomi.

Se una persona avesse un cancro e le venisse promessa una cura efficace in una clinica lontana, nulla la fermerebbe dal prendere il primo aereo per cercare di procurarsela. Ma Dick Cavett ha messo il dito su ciò che distingue la depressione da ogni altra malattia. Parlando della propria esperienza personale alle prese con una grave depressione, disse: “Quello che è davvero diabolico è che se ci fosse stata una pillola - là, a tre metri da me - e se aveste potuto garantirmi che mi avrebbe tirato fuori da tutto quello, be’, per me andare a prenderla sarebbe stato troppo faticoso”.

Tragicamente, solo una persona su tre affette da un disturbo dell'umore maggiore si rivolge a un specialista, e solo una su dieci consulta uno psichiatra con la competenza per diagnosticare e curare con farmaci o altre terapie mediche disturbi psichiatrici gravi. Oggi, grazie al litio e ad altri farmaci anticonvulsivanti e antidepressivi, questi disturbi sono in larga misura curabili. Si stima che più dell'80 per cento delle persone che soffrono di depressione unipolare e bipolare possa essere sostanzialmente sollevato dai propri sintomi paralizzanti. Il pregiudizio negativo e la mancanza di conoscenza, come pure la natura spesso insidiosa di questi disturbi, sono una combinazione letale.

È fondamentale che la gente riconosca i sintomi e comprenda la natura di queste patologie gravi e ricorrenti. Tuttavia, da solo, un elenco di sintomi non è sufficientemente significativo - non coglie l'esperienza umana. Pertanto abbiamo riportato alcune descrizioni fatte da pazienti, insieme ad altre, tratte dalla letteratura, per consentire un esame più ravvicinato di questi stati variabili dell'umore.

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