Istituto Rudy Lanza - Catalogo bibliografico delle tesi

“L’uomo è programmato per vivere 180 anni, se non arriva a questa età, le cause vanno ricercate nell’alimentazione non corretta, negli stili di vita inadeguati, negli inquinamenti ambientali che ne accelerano l’invecchiamento” (Robert Gallo)

Rallentare le lancette dell’orologio biologico è da sempre il sogno dell’uomo: essere adulto e sentirsi carico di energia, con un sonno profondo e ristoratore come quello di un bambino, una pelle luminosa e distesa, un ottimo tono muscolare. Sappiamo bene che oltrepassare la soglia dei trenta, quaranta, cinquanta significa, indipendentemente da come ci si senta fisicamente, concludere dei cicli, all’insegna dei cambiamenti e “maturazioni”: da ragazzo a uomo, ad adulto, a …. vecchio.

Singer nel 1981 dichiarava che “l’invecchiamento è un seguito di modificazioni che un individuo presenta nel corso del tempo, in maniera caratteristica, dall’età adulta fino al termine della sua vita”.

Si potrebbe pertanto sintetizzare il concetto di invecchiamento, inquadrandolo come la somma di tutte le modificazioni biologiche e psicologiche che accompagnano ciascun individuo lungo il cammino della sua vita, caratterizzato dall’inesorabile passare degli anni, con le conseguenti ricadute sulla sua efficienza e sulla sua capacità di adattamento psico-fisico.

In quest’ottica l’invecchiamento si esprime come il progressivo deterioramento delle capacità omeostatiche e di adattamento all’ambiente in relazione al passare degli anni (morte per senectus).

Il processo di invecchiamento presenta però anche un’importante variabile: l’integrità dei propri organi vitali. Occorre pertanto distinguere un invecchiamento fisiologico e un invecchiamento patologico. Il primo è dato dall’assoluta sincronia delle modificazioni degli apparati dell’organismo umano; il secondo è indotto dall’evidenziarsi di una qualche insufficienza funzionale di uno specifico organo o apparato.

La speranza di vita individuale risulta così correlata con la capacità di preservare la “salute” dei propri organi ed apparati, al fine di incorrere il più tardivamente possibile nell’insufficienza funzionale di un organo vitale.

In tal senso, l’invecchiamento patologico potrebbe essere inquadrabile come un atto involutivo, fondamentalmente caratterizzato dal deperimento della salute dell’organismo, fino alla sua morte.

I cambiamenti correlati al progredire dell’età, propri di ciascun individuo, risulterebbero pertanto legati a due ordini principali di fattori: da una parte le influenze genetiche e dall’altra l’effetto di determinanti ambientali, quali l’alimentazione, lo stile di vita, l’esposizione a sostanze nocive, le conseguenze di contingenze dannose per l’organismo, come ad esempio malattie acquisite.

In conclusione nella maggior parte degli individui l’età anagrafica non corrisponde a quella che viene definita età biologica, e di quest’ultima ne siamo noi i corresponsabili. Seguendo un’alimentazione sana e uno stile di vita ragionevole, non c’è ragione per cui non si dovrebbe vivere a lungo e in buona salute.

Cercare di rallentare l’invecchiamento e restare giovani potrebbe quindi intendersi come cercare di rimanere in salute.

“… bisogna resistere alla vecchiaia, cari Lelio e Scipione, e compensare le sue carenze con coscienza, bisogna combatterla come una malattia, avere riguardo della salute, praticare esercizi fisici ma con moderazione; bere e mangiare quanto basta e recuperare le forze, non ad appesantirle. E neppure si deve pensare solo al corpo, ma molto allo spirito e all’animo, perché anch’essi si spengono con la vecchiaia… e quando si parla di vecchi ingenui, smemorati, indolenti … non sono, questi, difetti tipici dell’età avanzata, ma di una vecchiaia torpida, apatica, sonnacchiosa…”

( Passo del “De Senectute”)

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